Una donna indipendente by Elizabeth Von Arnim

Una donna indipendente by Elizabeth Von Arnim

autore:Elizabeth Von Arnim [Arnim, Elizabeth von]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri editore
pubblicato: 2014-03-12T23:00:00+00:00


XLV.

Galgenberg, 23 settembre

Caro Mr Anstruther,

oggi sono scesa a Jena con la ragazza che abita vicino a noi, intenzionata a fare le poche, modeste compere che Jena consente, acquisti modesti per borsellini modesti, e così sono entrata nella libreria della piazza del mercato, quella dove spesso finisco per rintanarmi, e vi ho trovato un libro sulla poesia inglese da Chaucer in poi, con tutti i ritratti dei poeti. Ma prima di continuare a raccontarvi di questo – e vi stupirete di quante cose abbia da dirvi – devo parlarvi della nostra nuova vicina. Non credo di avervi mai detto di averne una. Appena prima di partire, il proprietario della casa accanto ha affittato la casa in modo molto vantaggioso, dato che gli inquilini hanno preso la parte superiore per tutto l’anno. E così se n’è andato con giubilo alla volta dei suoi ragazzini sporchi d’inchiostro.

«Vedete» mi ha detto nel partire, «ora anche la mia vita esteriore rischia di diventare ricca, non solo quella interiore».

«Suvvia» ho mormorato avvampando, come accade a coloro cui vengono ricordate le passate stupidaggini. I nuovi vicini abitano qui da dieci giorni, e io e la ragazza abbiamo subito fatto amicizia da oltre la staccionata. Mi aveva visto racimolare in un miserevole mucchio di fieno l’erba di settembre che a turni, la scorsa settimana, io e Johanna avevamo tagliato alla bell’e meglio con un falcetto, ed è restata lì a guardarmi con un interesse così evidente che dopo un po’ non ho potuto fare a meno di sorriderle.

«Il nostro raccolto per l’inverno» ho esordito, indicando il mucchio di fieno, «e garantisco di aver visto molti cumuli di terra prodotti dalle talpe che lo superano in dimensioni».

«Non è molto» ha considerato la ragazza.

«No» ho risposto rastrellando di buona lena.

«Avete una mucca?» ha chiesto.

«No».

«Un maiale?»

«No».

«Altro bestiame?»

«Delle api».

La ragazza è stata zitta; poi, dopo qualche istante, ha affermato che le api non sono bestiame.

«Eppure sono anch’esse degli animali» ho controbattuto. «L’unico anello che ci collega all’allevamento».

«Allora perché fate il fieno?»

«Solo per tenere l’erba corta, così possiamo immaginare di avere un vero prato».

Sempre rastrellando mi sono avvicinata, e ho visto che doveva aver pianto da poco.

L’ho guardata con più attenzione. Era bella, la bellezza dei vent’anni, morbida e rotondetta, chiara e liscia. Indossava una camicia ostentatamente maschile, con tanto di colletto alto e rigido, cravattino, spilla e cintura; e sotto la tesa del pesante cappello di paglia, tenuto inclinato indietro da una massa di lucidi riccioli, ho intravisto labbra rosse e carnose, la punta di un naso indefinito e due occhi infelici, stanchi per il gran piangere.

«È presto per cominciare» ho detto.

«Cominciare cosa?»

«Non sono ancora le nove. Esaurite sempre tutto il pianto prima di colazione?»

È diventata rossa come un peperone.

«Perdonatemi» ho aggiunto rastrellando furiosamente. «Sono stata scortese».

La ragazza è rimasta in silenzio per qualche istante, indecisa, suppongo, se voltare le spalle una volta per tutte a quella sconosciuta impertinente oppure se perdonarne l’indiscrezione e fare amicizia.

Beh, ha deciso per l’amicizia. Io e lei, sole sulla collina, più o meno coetanee, certe di



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